ASUS PB279Q in test
Colour banding
Come primo test abbiamo verificato la presenza del classico fenomeno del colour banding, ovvero delle bande di colore sulle sfumature, con diverse tonalità.
Dal vivo l’effetto è un poco meno evidente che in foto, ma il comportamento è buono, anche se non distante da altri tipi di pannelli da 8-bit, nonostante sia un 10-bit.
Uniformità
Suddividendo lo schermo in nove rettangoli, abbiamo misurato con il colorimetro l’uniformità della luminosità e dei colori. La differenza massima registrata è risultata pari al 13%, con una media del 9,4%, per quanto riguarda la luminosità, mentre per il colore, il Delta-E maggiore è stato di 2,1, con una media dell’1,0. L’uniformità della luminosità è un po’ sottotono.
Abbiamo inoltre catturato due immagini con una schermata nera al buio con diverso tempo di esposizione della fotocamera. L’immagine di sinistra riporta la situazione più simile riscontrabile a occhio nudo, mentre quella di destra ha una sensibilità maggiore alla luminosità.
Fasci luminosi si notano praticamente in tutti e quattro gli angoli, ma quelli di destra rimangono piuttosto buoni. Dall’altro lato invece il nostro esemplare non brilla, anzi a dire il vero sarebbe più corretto dire che brilla troppo! Umorismo spicciolo a parte, l’angolo in basso a sinistra lascia passare una luce tendente al rossiccio, più evidente che nell’angolo in alto. Vedremo nel capitolo successivo come questo effetto sia poi visibile durante la riproduzione di un film.
Angoli di visione
In questo test andiamo a valutare la deviazione colorimetrica all’aumentare dell’angolo di visione per i quattro lati. In questo test prevalgono in genere i display a matrice IPS / PLS / AHVA; seguono i VA e infine i TN.
Il pannello AHVA si comporta bene all’aumentare dell’angolo di visione, come ci si aspetta da questa tipologia di matrice. Nella visione laterale si apprezza come il lato più distante tenda a scurire in modo maggiore. Classico è invece il bagliore biancastro (glow) che si verifica con una schermata completamente nera.
Reattività
Per testarne la reattività abbiamo utilizzato il software PixPerAn (macchinina) e il tool presente su TestUfo.com. Per i vari setting dell’overdrive TraceFree disponibili nell’ASUS PB279Q, sono state catturare dieci foto con la fotocamera impostata con ISO 3200 e tempo di esposizione di 1/350 sec. Per il test ufo abbiamo riportato il risultato medio, mentre per l’auto vengono confrontati il risultato migliore e peggiore dei 10 scatti.
È praticamente inutile riportare questa volta il consueto test di PixPerAn (che digerisce anche male la risoluzione 4K): non vi sono differenze apprezzabili tra i vari setting. La media dei risultati però converge nella stessa direzione del test eseguito con l’ufo, dal quale si riesce a percepire meglio il diverso comportamento. I valori più spinti, 80 e 100, tendono a riportare un leggero reverse ghost, indice di un azionamento rapido dell’elettronica che induce un overshoot di segnale. I valori più bassi, 0 e 20, mantengono una certa presenza di ghosting e va da sé che quelli consigliati rimangono 40 e 60. In realtà è proprio dal valore 60 che si comincia a intravedere un alone leggermente più scuro: è comunque tutt’altro che evidente e non facile neanche da mostrare in foto. In gaming l’effetto è praticamente invisibile e riteniamo migliori i valori centrali. Ognuno potrà comunque scegliere il setting che riterrà più idoneo alle proprie preferenze.
In sintesi la reattività del monitor non è un grande problema, ma in gaming qualcuno avrà dei grattacapi. Vediamo nel prossimo capitolo perché.